La compagnia marionettistica di Gianni e Cosetta Colla riapre la stagione al “Teatro della Quattordicesima” di Milano con "Biancaneve", una nuova produzione presentata alla chiusura della stagione scorsa. Certamente, non è un’impresa facile mettere in scena la rappresentazione della vanità "più magica di tutti i tempi" senza cadere nel tranello dello stereotipo disneyano. Tuttavia, la storica compagnia milanese ne è uscita egregiamente: con molta musica, una grande ironia e un originale allestimento di scena. Ci siamo incontrati con la direttrice artistica del teatro Stefania Mannacio Colla che, oltre a curare la regia dello spettacolo, interpreta la malvagia antagonista dell’eroina.
Nel vostro repertorio ci sono meno fiabe quanto uno si aspetterebbe da un teatro delle marionette.
«E’ vero. Forse perché sono una lettrice appassionata di romanzi, anche come sceneggiatrice prediligo i testi letterali. Mi piacciono le storie strutturate dove ci sono avventura, monelleria, personaggi vivaci come, per esempio, Pinocchio o Tom Sawyer, l’altra novità della stagione passata. E poi sceneggiare i romanzi è generalmente meno difficile che fiabe e favole. In un romanzo di solito si va a tagliare, in una fiaba devi creare. Non è una questione di pigrizia, ma del fatto che non è per niente semplice inventare le situazioni “fiabesche” che funzionano».
Non sarà stato facile dare a un testo più che conosciuto un tocco di novità?
«Volevamo senz'altro dare alla storia un’impronta nostra. Ci siamo presi un lungo periodo di riflessione, anche per decidere chi doveva rimanere nel mondo degli umani e chi in quello degli “esseri fantastici”. Alla fine abbiamo stabilito che solo i nani dovevano essere le marionette. Per noi è stata una scelta importante perché, essendo un compagnia di marionette e attori, non dobbiamo stigmatizzare né uni né gli altri».
Ogni favola contiene una morale, cerca di insegnare qualcosa…
«Per me la morale è imprescindibile, ma nello stesso tempo deve essere molto leggera. Offrirla ai bambini è un compito non semplice perché ti costringe, in un certo senso, ad assumere il ruolo di maestro e “bacchettare”. Così come non deve essere neanche una morale troppo facile. Bisogna che da un lato ci sia un equilibrio prestabilito e dall’altro ci sia la spontaneità. Per esempio il principe...»
… sembra un po’ sempliciotto…
«Inizialmente volevamo un principe classico: bello, buono, coraggioso. Quello, insomma, che, piace tanto alle bambine. E’ stato il suo interprete stesso, Antonio Mangarelli, a suggerirci questa prospettiva, permettendoci di allontanarci dal solito cliché e di attribuire al personaggio un tocco di ironia. In generale, la regia da noi rappresenta un bel momento di condivisione. Ognuno può esprimere il proprio parere e l’idea originale può essere cambiata durante le prove».
Biancaneve però l’avete lasciata così come la vuole la tradizione: bella, dolce, ingenua.
«Già durante le selezioni Marta Ossoli, diplomata all'Accademia dei Filodrammatici, ci è parsa perfetta per il ruolo: grandi occhi chiari, pelle bianchissima, capelli neri… In più si è rivelata una persona davvero deliziosa. Con grande determinazione, ma, nello stesso tempo, educazione e rispetto, è riuscita subito a inserirsi nel nostro gruppo».
Parliamo ora dei protagonisti assoluti della favola…
“Sono stati realizzati interamente da Cosetta, come si dice, dalla testa ai piedi. Oltre ad avere una ricca esperienza nell’arte marionettistica, ha una grande passione per l’allestimento e la costruzione. Per cui non solo è riuscita a recuperare e riconquistare la sapienza del padre e del nonno, ma vi ha aggiunto anche il suo ingegno personale. Per quel che riguarda invece la parte scenica siamo stati aiutati da Mariangela Barbetta, un’artista con la quale collaboriamo da due anni».
Di quale materiale sono fatti?
«I corpi sono realizzati in legno, mentre le teste e le mani sono in cartapesta. Tom Sawyer invece aveva anche il volto scolpito in legno».
Lo spettacolo è risultato molto musicale. C’è un vero pot-pourri di riconoscibilissimi brani rock, jazz e di musica klezmer.
«La colonna sonora è stata scritta da Lorenzo Tanner Pellegrini, un nostro amico di vecchia data. Per il resto, ci piace molto fare un mix di musiche. Ci stuzzicava l’idea che la matrigna, mentre si rivolge allo specchio, fosse contraddistinta da “You Make Me Feel So Young” di Fitzgerald. Invece è stato Luca Passeri – un grande appassionato di rock - a suggerirci di accompagnare con gli stridenti accordi degli ACDC la trasformazione della cattiva regina in una vecchia. Per quel che riguarda il klezmer, è stata una scelta mia. Adoro la musica ebraica per la sua allegria e l’immediatezza. Così come da tempo volevo inserire all’interno di uno spettacolo “Love Me Tender” di Presley e qui ho trovato il terreno giusto».
Di fronte alla crisi del teatro la strada da percorrere potrebbe essere proprio quella di fare più spettacoli nuovi...
«Credo che sia importante farlo per incrementare il pubblico, ma non solo. Nel nostro teatro c’è un grande ricambio e, paradossalmente, si potrebbe tenere il cartellone pressappoco invariato. Per noi mettere in scena cose nuove è soprattutto una questione di stimoli. Abbiamo una stagione molto lunga - da ottobre a maggio – e si rischia di trasformare il nostro lavoro creativo in una routine».
Progetti futuri?
«Mi piacerebbe mettere in scena “L’isola del tesoro” e “Gianburrasca”. Come ho detto prima, nonostante io sia una signora di 47 anni, porto ancora dentro l'anima di un ragazzino scapestrato e mi piacciono le storie avventurose e i personaggi un po' ribelli».
Gianburrasca sarà una marionetta?
«Non lo so. E’ da valutare. Spero che lo scoprirete presto».